Che cos’è il gioco d’azzardo: le loot box e gli acquisti in game

CMarziali 01/08/2022
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Che cos’è semplicemente gioco, e che cos’è invece gioco d’azzardo? Il discrimine tra questa due forme di intrattenimento sembrerebbe essere piuttosto chiaro, ma a conti fatti andiamo a scoprire che non è affatto così. Semplificando, potremmo dire che il gioco tout court è solo una forma di divertimento privo di uso del denaro; il gioco d’azzardo prevede invece l’investimento di cifre di denaro che possono essere vinte o perse. Ma il denaro, in un modo o nell’altro, è coinvolto anche in altre forme videoludiche come i videogames, specie in due delle loro declinazioni che, per questo, negli ultimi anni hanno spesso suscitato degli accesi dibattiti.

L’argomento è stato riproposto da un interessante articolo pubblicato sul magazine di Eurispes, a firma di Giovambattista Palumbo, che si interroga soprattutto su due articolazioni dei videogames ad oggi piuttosto popolari: le loot box e i gacha games.

Le Loot Box

loot-boxChi ha un minimo di dimestichezza con i videogames saprà cosa sono le loot box. Si tratta di contenitori che il giocatore può acquistare mentre sta giocando. Al loro interno non sa con esattezza cosa troverà, sempre però oggetti o sevizi che gli possono essere utili per avanzare nella partita. Le loot box vengono pagate in game con monete o gemme o altre valute di scambio fittizie, ma di fatto sono a pagamento. Molto spesso, senza l’acquisto di loot box il giocatore entra in un circolo vizioso, per cui terminare la sessione diventa praticamente impossibile o decisamente più difficile.

Le loot box possono essere assimilate al gioco d’azzardo? Anche se per il momento non è così da un punto di vista ufficiale, perché ciò comporterebbe il fatto che i giochi in questione dovrebbero girare solo su piattaforme autorizzate e controllate da ADM, di fatto invece si configurano molte caratteristiche che le fanno assomigliare al gioco d’azzardo. Sembra che il giocatore, a conti fatti, faccia una scommessa: spende un importo X senza però sapere se quello che troverà nel box gli è davvero utile. Potrebbe quindi pagare una cifra superiore al valore reale.

La legislazione nazionale e internazionale

Come dicevamo, questo interrogativo non è nuovo e negli anni passati alcuni Paesi, Italia compresa, hanno preso dei provvedimenti per dare una regola all’uso delle loot box, specie considerato il fatto che molto spesso ai videogames giocano persone di giovane età. In Olanda, ad esempio, le loot box sono state ufficialmente assimilae al gioco d’azzardo già da qualche tempo, e ad oggi si sta ragionando sulla possibilità di vietarle in toto. Anche l’Inghilterra ha riconosciuto le loot box come forme di azzardo, ma non ha emanato norme specifiche limitandosi a dare raccomandazione ai creatori di videogames di autoregolamentarsi nel loro utilizzo.

In Spagna e in Germania sono al vaglio delle norme che possano proteggere i più giovani, e che soprattutto costringano in qualche modo i creatori di giochi a dare delle indicazioni circa il potenziale valore di quello che può essere trovato nelle loot box. Per quel che concerne l’Italia, è intervenuta l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, che ha semplicemente imposto una chiara indicazione sui videogames contenenti loot box che esiste la possibilità di dover effettuare esborsi di denaro durante le partite.

Non solo loot box

gacha-gamesLe legislazioni nazionali quindi si stanno muovendo, ma sembra che lo facciano con una certa lentezza. Si sa infatti come invece il mondo dell’intrattenimento videoludico cresca rapidamente, e le loot box a questo punto sembrano solo essere la punta dell’iceberg. Esistono infatti altre realtà che, per quanto diverse, potrebbero sollevare problemi simili. Semplificando al massimo, potremmo dire che si tratta di giochi che sembrano gratuiti ma che, di fatto, non lo sono, come i gacha games. I gacha games non sono molto diversi dalle loot box, se non nel fatto che sono sempre inclusi in giochi digitali scaricabili gratuitamente.

I gacha games nascono in Giappone nel 2010 sul modello dei gachapon, quelle palline contenute nei distributori che ottieni inserendo una monetina e al cui interno si possono trovare premi di varia natura. Nei gacha games si possono dunque acquistare questi contenitori a prezzi molto contenuti, al cui interno si trovano però oggetti indispensabili per proseguire nella missione e concludere il gioco. In sostanza, il gioco in sé è gratis, ma di fatto, se non si spendono queste piccole cifre, non si può andare avanti. Si chiamano per questo giochi freemium che di partenza non si pagano, ma che poi prevedono una serie di transazioni in game o in app che non possono essere evitate.

Come gestire gli incassi dalle vendite in game?

Si capisce facilmente dove risieda l’anomalia dei giochi freemium: se la società che li produce non guadagna dalla vendita del gioco, ma da queste micro transazioni in game, come vengono tassati o valutati questi guadagni? Per il momento il problema sussiste ma non è stato affrontato in nessuna maniera concreta. Però, mano a mano che queste forme di intrattenimento conoscono una diffusione sempre maggiore, si renderà necessario dare una qualche forma di inquadramento. Impresa che non si presenta tra le più facili, ma che si potrebbe gestire attraverso l’individuazione degli indirizzi IP per capire da quale territorio un giocatore sta usando un freemium game, e sottoporre quindi il gestore alla tassazione di quel determinato Paese.

Naturalmente, fare questo richiede una revisione normativa e un adeguamento al gioco d’azzardo anche di quei giochi che fino ad ora non sono stati assimilati in questa categoria. Per quanto gli acquisti in game, singolarmente, siano poco dispendiosi, nel complesso muovono miliardi di euro: per questo sembra davvero arrivato il momento di affrontare la questione e di darle una definizione netta.

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