SPID, CIE e PVR: come potrebbe evolvere la normativa

CMarziali 24/10/2022
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L’ormai annosa diatriba tra chi preferisce il gioco fisico o quello virtuale sembra aver trovato il suo definitivo superamento, almeno per quel che concerne le scommesse sportive, con la nascita dei cosiddetti Punti Vendita Ricariche, più spesso indicati con l’acronimo PVR. I PVR sono dei punti vendita che non si occupano in modo specifico di gioco d’azzardo, ma sono attività di altro genere, ad esempio, tabaccherie o bar. Possono però chiedere la concessione per praticare anche l’attività di apertura e ricarica dei conti di gioco su siti di scommesse sportive. Non parliamo dunque di una vera e propria sala scommesse, ma solo di un esercizio pubblico dove un giocatore che voglia aprire il suo conto online, ma non voglia farlo in autonomia, possa avere assistenza per questa procedura e poi per le ricariche successive. Si capisce come proporre questo genere di servizio sia molto vantaggioso per il gestore, e come quindi i PVR si siano moltiplicati in brevissimo tempo.

Il primo intervento di ADM

ADM-logoADM (Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Stato) ha quindi fatto sentire la sua voce per dare una regolamentazione a questa nuova realtà. Nel mese di maggio 2022, con una circolare inviata ai concessionari, ha posto alcuni punti fermi necessari per poter essere in regola con le normative vigenti. Si specifica che chi esercita l’attività di PVR non è un concessionario di gioco; quindi non deve mettere a disposizione dei suoi clienti materiale promozionale che promuova il gioco d’azzardo, e neppure terminali da cui sia possibile praticarlo in loco. Deve cioè restare evidente che la vocazione principale dell’esercizio è un’altra, e che l’apertura e la gestione dei conti di gioco è solo un’occupazione accessoria. Nella stessa circolare sono poi state date altre indicazioni sulle modalità corrette per la finalizzazione dei contratti, mettendo le premesse per attivare la geolocalizzazione degli indirizzi IP dei conti di gioco aperti.

Il controllo dei familiari conviventi

Più di recente, ADM è tornata sull’argomento approcciandolo adesso da un ulteriore punto di vista, che è quello dei familiari conviventi. Se una persona si reca presso un PVR ad aprire un conto di gioco, sua è anche la responsabilità dei familiari conviventi che potrebbero usare quel conto di gioco. Viceversa, potrebbe capitare che il titolare apra un conto a nome di uno dei suoi familiari conviventi. Considerando che quest’ultima pratica viene considerata scorretta, si rende necessario, da parte del gestore, controllare l’identità di chi si reca fisicamente ad aprire il conto. Ovvio che questo però apre tutta un’altra serie di problematiche. Posto infatti che il rivenditore non è tenuto a conoscere tutti i componenti di un nucleo familiare, non può però nemmeno fare indagini approfondite pena violare il diritto alla privacy. A questo si aggiunge ancora un’altra complicazione. La Polizia, nel corso dei controlli effettuati in questi ultimi mesi, ha infatti verificato come un conto spesso sia intestato ad una persona terza che non c’entra nulla con un nucleo familiare.

Come risolvere il problema dei familiari conviventi al PVR

spid-cieAl fine di trovare una strada percorribile per evitare che un soggetto possa aprire un conto di gioco a nome di un familiare convivente, ADM sta avanzando alcune proposte. La prima e più plausibile, nonché fattibile, sarebbe quella di imporre l’uso dello SPID per l’apertura del conto di gioco. Lo SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) è l’identità digitale del cittadino ed è un modo inequivocabile per dimostrare che la persona esiste fisicamente e che si assume la responsabilità di eventuali terzi che possano usare il conto di gioco che apre a suo nome. L’uso dello SPID allevierebbe il concessionario da una serie di responsabilità, che ricadrebbero principalmente su chi gestisce il PVR. Però c’è un “ma” anche a fronte di questa che sembrerebbe la classica soluzione che salva capra e cavoli.

Se si volesse davvero introdurre l’uso dello SPID nella gestione dei PVR, sarebbe necessario che questo venisse fatto nello stesso momento per tutti i Punti Vendita Ricariche esistenti sul suolo italiano. Se così non fosse, infatti, sarebbe facile ipotizzare la migrazione dei giocatori verso quei PVR che invece ancora non richiedono lo SPID. Naturalmente, a farlo sarebbero quei giocatori “border line”, che vogliono usare il conto in maniera non del tutto corretta e che quindi non trarrebbero alcun vantaggio dall’essere identificati e tracciati.

Da ultimo, si è affacciata anche un’ipotesi alternativa molto simile allo SPID e riguarda l’utilizzo della CIE (Carta d’Identità Elettronica). Anch’essa, in base a quanto comunicato in un decreto del Ministero degli Interni pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, potrebbe diventare un utile strumento di controllo sui familiari conviventi di chi apre un conto di gioco presso un PVR.

Sviluppi possibili

Al momento quindi la questione non ha avuto ancora una definizione conclusiva, ma appare molto probabile che la strada dell’uso dello SPID possa essere alla fine quella che verrà percorsa. Lo SPID è infatti uno strumento largamente diffuso ormai tra la popolazione italiana, visti i molti vantaggi che offre, permettendo di svolgere online operazioni legate alla vita pubblica che in precedenza invece dovevano necessariamente essere espletate di persona. Ampliarne l’utilizzo anche ad altri ambiti che non fossero prettamente quelli relativi alla vita del cittadino rispetto agli enti istituzionali era, d’altro canto, nei piani fin dall’inizio. Ecco perchè lo SPID potrebbe dunque diventare uno strumento efficace anche nell’ambito del gioco d’azzardo. D’altro canto, ci sono già portali di gioco online che lo adottano, per quanto in maniera facoltativa, ma spingendone l’utilizzo attraverso promozioni pensate ad hoc per chi usa lo SPID.

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