Cosa è efficace, e cosa non lo è, nel contrastare il gioco patologico

CMarziali 05/09/2023
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Quando si parla di gioco d’azzardo, c’è sempre una nota dolente, che è quella che in genere suscita preoccupazione negli enti governativi, e sono le devianze comportamentali. Per quanto si tratti di una minoranza, c’è una fascia di popolazione che viene definita “a rischio” e che, quando gioca usando denaro, potrebbe eccedere certi limiti dettati dal buon senso, mettendo a rischio le sue finanze, la sua salute, e anche il contesto in cui vive. La dipendenza da gioco d’azzardo è una patologia a tutti gli effetti, e come tale è riconosciuta anche dai sistemi sanitari nazionali. A lungo e in varie sedi si è dibattuto sul modo migliore per arginare il fenomeno, e nel tempo sono stati messi a punto vari strumenti atti a contrastare ogni atteggiamento patologico. Di recente si è tornati sull’argomento in una sede prestigiosa, ovvero nell’ambito dell’ICBA 2023.

ICBA 2023

L’acronimo ICBA 2023 sta per International Conference on Behavioral Addictions, ovvero congresso mondiale sulle Dipendenze Comportamentali, ed è giunto quest’anno alla sua ottava edizione. Si è svolto a Seul, in Corea, tra il 23 e il 25 del mese di agosto e, come fa intuire la sua denominazione, non ha trattato nello specifico l’argomento della dipendenza da gioco d’azzardo, ma si è parlato in modo più generale di tutti i comportamenti deviati che derivano dallo sviluppare una dipendenza da qualunque genere di sostanza o situazione. Non poteva quindi mancare un capitolo dedicato al gioco d’azzardo, e nello specifico c’è stato un interessante intervento di Giovanni Martinotti, professore associato di psichiatria presso l’Università di Chieti. Il professor Martinotti ha tratto alcune conclusioni sulla base di dati circostanziati che sono stati raccolti in merito a quello che viene definito “gambling disorder”. Le sue conclusioni sono estremamente importanti affinché la battaglia contro i disturbi patologici derivanti dal gioco possa essere combattuta nella migliore delle maniere.

I dati sul gambling disorder

In Italia ci sono diversi strumenti che vengono applicati al fine di limitare episodi di dipendenza. Uno dei più famosi, e potremmo anche dire famigerati, è il distanziometro. Gli enti locali hanno la facoltà di individuare dei luoghi sensibili (solitamente chiese, ospedali, scuole) e di decidere, a norma di legge, che non vi possano essere sale giochi o macchinette da bar se non ad una certa distanza da tali luoghi. Questa misura è stata spesso criticata, e sembra che oggi i dati confermino la sua inutilità. Il professor Martinotti, per prima cosa, ha sottolineato un’evidenza: ovvero che il distanziometro non è contemplato tra gli strumenti individuati dall’Istituto Superiore di Sanità e considerati atti a controllare i disturbi derivanti dal gioco d’azzardo.

I motivi per cui il distanziometro sembra, e si è dimostrato inefficace, sono però anche altri, e piuttosto numerosi. C’è da dire, ad esempio, che i luoghi “sensibili” non sono quasi mai tali, nel senso che non è chiaro il motivo per cui scuole, chiese o ospedali dovrebbero attirare soggetti più a rischio di altri. Inoltre, allontanare dal centro cittadino le sale da gioco per spostarle in periferia, in realtà, favorisce la tendenza all’isolamento e a nascondersi di chi gioca in maniera non sana. Senza contare che il gioco online ormai rende possibile praticare il gioco d’azzardo anche dalla propria abitazione, quindi allontanare le macchinette e le VLT non è un gran deterrente. L’utilizzo del distanziometro è, infine, arbitrario, nella misura in cui colpisce solo certe tipologie di gioco d’azzardo, né più né meno pericolose di altre.

L’utilità del registro di esclusione

I dati quindi confermano, per tutti i motivi elencati sopra e per l’evidenza dei numeri, che il distanziometro non serve poi a molto per lo scopo che ci si prefigge. C’è invece un altro strumento che viene indicato come molto efficace, e quindi si suggerisce una sua implementazione, o un uso più razionale, ed è il registro di esclusione. Sappiamo che è il giocatore stesso che si può escludere dal circuito di gioco legale attraverso uno strumento che è chiamato, appunto, autoesclusione. In questo modo chi individua in sé comportamenti potenzialmente patologici li può frenare sul nascere. Ma ad escludere un giocatore può anche essere un consulente esterno, ad esempio uno psicologo o un assistente sociale. Creare un registro con i nominativi di chi ha dimostrato di essere un soggetto a rischio è un modo efficace di monitorare questi ultimi, senza però penalizzare gli utenti che invece hanno il pieno dominio del loro comportamento e delle proprie abitudini di gioco.

I dati presentati dal professor Martinotti non dovrebbero restare confinati negli ambiti specifici di studio, ma dovrebbero diventare la base per la creazione di norme che siano davvero efficaci per contrastare ogni devianza, permettendo a chi gioca d’azzardo in modo legale e sano di divertirsi senza preoccupazioni o limitazioni, di fatto, inutili.

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