Presidente Domusbet: divieto pubblicità penalizza operatori italiani

CMarziali 29/08/2022
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Il 2 luglio 2018 è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il Decreto-legge n. 87 del 2018, dal titolo “Disposizioni urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese”. Questo Decreto legge è più noto con il titolo riassuntivo di “Decreto Dignità” e contiene delle disposizioni anche relative al gioco d’azzardo. Lo sanno bene tutti gli operatori del settore, che si sono dovuti adeguare alla nuova normativa, in merito alla quale però non si sono mai placate le polemiche. Nel Decreto Dignità infatti si afferma, insieme ad altre disposizioni, quanto segue:

Ai fini del rafforzamento della tutela del consumatore e per un più efficace contrasto del disturbo da gioco d’azzardo […] a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto è vietata qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi o scommesse con vincite di denaro nonché al gioco d’azzardo, comunque effettuata e su qualunque mezzo, incluse le manifestazioni sportive, culturali o artistiche, le trasmissioni televisive o radiofoniche, la stampa quotidiana e periodica, le pubblicazioni in genere, le affissioni e i canali informatici digitale e telematici, compresi i social media. Dal 1° gennaio 2019 il divieto di cui al presente comma si applica anche alle sponsorizzazioni di eventi, attività, manifestazioni, programmi, prodotti o servizi e a tutte le altre forme di  comunicazione di contenuto promozionale, comprese le citazioni visive e acustiche e la sovraimpressione del nome, marchio, simboli, attività o prodotti la cui pubblicità, ai sensi del presente articolo, è vietata.

Riassumendo, non solo si vieta la pubblicità tout court del gioco d’azzardo, in ogni sua forma, ma si vietano anche le sponsorizzazioni degli eventi sportivi. Questa è stata la misura più criticata, in quanto tali sponsorizzazioni costituivano la linfa vitale delle piccole società sportive, e anche degli operatori minori che si occupano di gioco d’azzardo e, nello specifico, di scommesse sportive.

La posizione di Francesco Di Paola sul Decreto Dignità

francesco-di-paola-domusbetA tornare di recente su questo argomento, che non è mai stato chiuso del tutto e sul quale si spera sempre che le decisioni governative possano tornare, è stato Francesco di Paola, imprenditore catanese che è presidente del gruppo Domusbet, che si occupa di betting. Domusbet ha un attivo portale online che possiede regolare concessione governativa GAD 15003. Negli anni passati, prima che il Decreto Dignità entrasse in vigore, Domusbet aveva patrocinato il Catania Calcio nel periodo in cui militava nella serie C. Non solo: la società ha sempre sostenuto le aziende sportive del territorio catanese, soprattutto quelle più piccole, costituendo così una risorsa importante. Naturalmente, tutto questo non è stato più possibile a partire dal 2018. Si potrebbe pensare che sia ormai acqua passata, ma in questi giorni si è diffusa una notizia che ha spinto Di Paola a tornare sulla questione in un’intervista rilasciata ad Agimeg.

Una nota società asiatica che opera nel betting e nel settore dell’intrattenimento legato allo sport, chiamata HTH, ha stretto un accordo con una delle più importanti squadre di calcio del campionato italiano, l’Inter. Ne diventerà quindi lo sponsor, e può farlo poiché non ricade sotto al giurisdizione italiana. Il discrimine appare evidente: HTH, che peraltro non ha numero di concessione per operare in Italia, può comunque diventare il patrocinatore di una famosa azienda sportiva locale, mentre realtà nazionali non lo possono fare.

Francesco Di Paola ha voluto dunque sottolineare quella che ritiene essere una palese anomalia. Quello che sta accadendo, dice, appare ai suoi occhi un modo evidente per discriminare le società italiane nei confronti di quelle straniere. Queste ultime, infatti, possono acquisire visibilità attraverso la pubblicità senza subire alcun danno e senza conseguenze legali. Le prime, invece, sono costrette a rinunciare ad importanti sponsorizzazioni che potrebbero dare vita invece ad un circuito virtuoso di cui a beneficiare è, in primis, il territorio.

“Tanta amarezza”

HTH-interDi Paola si definisce letteralmente “amareggiato” da questo stato di cose. Ricorda infatti come Domusbet, che è un operatore minore rispetto ad altre realtà che possono contare su risorse maggiori, abbia sempre usato la pubblicità come strumento informativo, per poter arrivare all’utente finale. Secondo l’imprenditore, il Decreto Dignità ha “tarpato le ali” a società come Domusbet, che ha perso visibilità, avvantaggiando però le realtà straniere che hanno il chiaro limite di non pagare le tasse in suolo italiano. Si crea dunque uno squilibrio che ha già dato vita a molti malumori, e continua a fomentarne sempre di più ogni giorno che passa.

Il danno, insiste Di Paola, non è solo nei confronti degli operatori di gioco d’azzardo, ma è anche e soprattutto nei confronti delle società sportive. Molte di loro, ad esempio quelle che si occupano di calcio femminile, possono contare solo su risorse limitate. La sponsorizzazione da parte di società come Domusbet costituiva un importante introito che permetteva di affrontare le stagioni senza troppe preoccupazioni, mentre adesso tale appoggio è venuto a mancare. L’ultima stoccata riguarda il fatto che Domusbet, così come molte altre società operanti nel betting e nel gambling, possiede una regolare concessione statale per esercitare il suo lavoro.

Necessità di una revisione

Torna così a scoperchiarsi, per l’ennesima volta, il vaso di Pandora del divieto di pubblicità per chi opera nel gioco d’azzardo. I due piatti della bilancia sono sempre gli stessi. Da una parte c’è la sacrosanta necessità di tutelare il giocatore dalle devianze patologiche. Dall’altra c’è un’industria vera e propria, che genera enormi incassi anche per l’Erario statale, che deve funzionare secondo le regole del commercio e del libero scambio, e quindi ha anche necessità di farsi pubblicità. L’esigenza è quella di trovare un giusto equilibrio tra queste due istanze, equilibrio che sembra ben lungi dal poter essere raggiunto alla luce di quelle che sono le normative attualmente in vigore in Italia.

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